Safeguarding nelle associazioni sportive: il futuro dello sport. Il termine “safeguarding” sta assumendo un ruolo sempre più rilevante all’interno del panorama sportivo italiano, in particolare dopo l’introduzione del decreto legislativo n. 39 del 28 febbraio 2021. Questa normativa, mirata a semplificare gli adempimenti degli enti sportivi, ha introdotto disposizioni essenziali per creare un ambiente protetto e inclusivo nelle società sportive. Ma cos’è esattamente il “safeguarding” e perché è diventato così cruciale per ogni associazione sportiva?

Il safeguarding nelle associazioni sportive è fondamentale per garantire un ambiente sicuro, inclusivo e rispettoso, proteggendo atleti da abusi e discriminazioni.

Il “safeguarding” rappresenta un insieme di azioni e protocolli finalizzati a garantire la protezione di tutti i partecipanti alle attività sportive da abusi, discriminazioni e violenze. L’obiettivo è quello di mettere in atto un sistema di prevenzione e controllo, pensato principalmente per tutelare i minori e le persone vulnerabili, come le donne o chi potrebbe essere esposto a violenze di genere o a discriminazioni.

Le novità del decreto legislativo n. 39/2021

Con l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 39/2021, le associazioni e società sportive, in collaborazione con le federazioni e il CONI, sono chiamate a rispettare una serie di linee guida atte a promuovere la parità di genere, prevenire abusi e discriminazioni e tutelare in particolar modo i minori. Queste linee guida includono l’elaborazione di modelli organizzativi e codici di condotta che fissano regole precise per evitare comportamenti inappropriati.

Obblighi per le società sportive

Tutte le associazioni, dilettantistiche e professionistiche, sono tenute ad adeguarsi alle linee guida emanate dalle rispettive federazioni entro 12 mesi dall’entrata in vigore del decreto. In caso di mancato adempimento, le società rischiano sanzioni disciplinari o la perdita dell’affiliazione. Ad esempio, la Federazione Italiana di Atletica Leggera ha fissato la scadenza per il 24 luglio 2024, mentre altre federazioni come la FIGC e la FIG hanno stabilito scadenze simili per l’agosto 2024.

I pericoli da prevenire: abusi e discriminazioni

Il decreto non si limita a promuovere principi generici, ma individua chiaramente le diverse forme di abuso da contrastare. Tra queste rientrano:

  • abusi fisici e psicologici
  • molestie e abusi sessuali
  • negligenza
  • episodi di bullismo, cyberbullismo e discriminazioni religiose.

Le associazioni sportive devono implementare strumenti idonei per prevenire tali comportamenti e per gestirli adeguatamente, qualora si verifichino. Ciò avviene attraverso protocolli specifici e canali di segnalazione sicuri.

Modelli organizzativi e codici di condotta

Un elemento centrale della normativa è l’adozione di modelli organizzativi e codici di condotta. I modelli organizzativi sono pensati per prevenire e gestire i rischi, riducendo la possibilità che si verifichino abusi o discriminazioni. Questi modelli derivano dalla normativa del decreto legislativo n. 231/2001 e sono stati adattati per l’ambito sportivo.

I codici di condotta, invece, delineano i comportamenti da adottare e da evitare, concretizzando principi di inclusione, rispetto e uguaglianza. Inoltre, ogni società sportiva deve nominare un responsabile per la protezione contro abusi e discriminazioni, incaricato di vigilare sull’applicazione delle norme e di coordinarsi con i referenti delle federazioni.

L’importanza dell’integrazione e della gestione della conformità

Per assicurare una tutela efficace, il decreto prevede che i modelli di “safeguarding” vengano integrati con altri sistemi di gestione del rischio già presenti nelle società sportive, come il modello 231. Questa integrazione permette di evitare duplicazioni e di migliorare l’efficienza complessiva nella gestione dei rischi. Il riferimento allo standard ISO 37301:2021, che stabilisce un approccio integrato alla gestione della conformità, rappresenta una guida utile per le organizzazioni che desiderano operare in linea con le normative.

Come adeguarsi al “safeguarding”

Per conformarsi alle nuove normative, le associazioni sportive devono adottare alcune misure pratiche, tra cui:

  • creare canali di segnalazione sicuri e conformi alle normative GDPR per gestire le denunce in modo riservato
  • elaborare la documentazione necessaria, inclusi protocolli di prevenzione e gestione dei rischi
  • organizzare corsi di formazione periodica, almeno due volte all’anno, per sensibilizzare tutti i membri sulle politiche di prevenzione.

La formazione deve essere documentata e certificata, garantendo che ogni componente dell’associazione sia adeguatamente preparato.

Il “safeguarding” non è solo un obbligo legale, ma un impegno verso la creazione di un ambiente sportivo sicuro, inclusivo e rispettoso. L’adozione di queste misure non solo protegge i partecipanti, ma contribuisce anche a migliorare la qualità delle organizzazioni sportive, promuovendo un futuro più equo e rispettoso per tutti gli atleti.

Obbligo nomina responsabile safeguarding.

La nomina del Responsabile Safeguarding non è solo una formalità, ma una misura concreta per salvaguardare l’integrità fisica e morale degli atleti, in particolare dei più giovani. Questo soggetto ha il compito di monitorare potenziali rischi, prevenire situazioni di abuso e attuare interventi tempestivi in caso di segnalazioni o violazioni.

La nomina deve essere comunicata pubblicamente: le associazioni devono esporre il nome del Responsabile sulla homepage del proprio sito web, oltre che affiggerlo nei locali della sede. La comunicazione deve essere inviata anche al Safeguarding Officer federale, figura che si occupa di coordinare e supervisionare le attività di prevenzione a livello nazionale.

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AGGIORNAMENTO AL 1 LUGLIO 2024. Con delibera presidenziale del CONI, il termine ultimo per la nomina del responsabile Safeguarding, è stata prorogata al 31 dicembre 2024.

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