Negli ultimi anni la Guardia di Finanza ha condotto una serie di controlli fiscali nelle ASD e SSD tese a smascherare le società sportive dilettantistiche poco inclini al rispetto della legge, alla ricerca di varie forme di evasione fiscale.
L’iniziativa ha preso il nome di “Progetto Ercole” ed ha permesso di fare luce sulle dinamiche attuate ad opera di varie associazioni, nonché sulle conseguenze che questi “errori di percorso” possono causare, a livello economico e di immagine.
I controlli fiscali nelle ASD e SSD si sono concentrati su 62 associazioni: solo 5 sono risultate in regola, mentre 7 sono stati i casi di evasione totale. Inutile dire che la GdF ha prontamente reagito con sanzioni difficili da digerire, mediamente comprese tra i 50 e i 70.000 euro, con alcune eccezioni che hanno raggiunto i 100.000 euro.
La maggior parte dei soggetti esaminati nel Progetto Ercole sono palestre, che in questo caso non hanno adottato misure trasparenti a livello fiscale. Ricordiamo che dal 2016 sono entrate in vigore nuove soglie che implicano reati penali in caso di evasione. Inoltre, qualora un’ASD ricevesse una sanzione in assenza di autonomia patrimoniale, il diretto responsabile sarebbe il Legale rappresentante dell’Associazione, assieme a coloro che hanno compiuto azioni in nome e per conto dell’Associazione.
In un’ottica preventiva, quali sono le misure che consentono alle ASD e alle SSD di evitare inutili sanzioni? Chi effettua i controlli nelle associazioni sportive e come dovrebbero difendersi in caso di indagine?
Solitamente i controlli anti evasione partono dalla Guardia di Finanza locale, su richiesta dell’Agenzia delle Entrate o degli ispettori dell’amministrazione finanziaria. Tuttavia la Gdf non rappresenta l’unico soggetto in grado di avviare indagini fiscali: i controlli possono partire anche dalla SIAE o dall’Ispettorato del Lavoro, nel secondo caso focalizzandosi principalmente sui compensi erogati agli istruttori sportivi e sulla tipologia di inquadramento prevista per i collaboratori.
Per quanto riguarda le misure da adottare per evitare spiacevoli inconvenienti, è bene agire in un’ottica preventiva, ovvero assicurarsi di aderire fedelmente alla L. 398/1991, elemento fondamentale per accedere al regime fiscale agevolato. In caso di accertamento fiscale le ASD e SSD devono garantire la natura non commerciale dei propri servizi sul territorio, prestando particolare attenzione ai libri contabili e alle informazioni fornite in ogni fase del controllo.
Un altro aspetto cruciale su cui agire a monte riguarda la fondazione dell’ASD e SSD: una fase delicata che richiede di redigere l’atto costitutivo con la massima attenzione e di effettuare correttamente i primi adempimenti fiscali.
In caso di ispezione fiscale le associazioni sono chiamate a esporre vari documenti che suggeriamo di tenere sempre a portata di mano. Tra i documenti richiesti rientrano, oltre all’atto costitutivo: lo statuto aggiornato, il codice fiscale, i verbali delle riunioni del Consiglio direttivo e delle Assemblee, i giustificativi delle uscite e l’elenco degli iscritti (dai dirigenti ai collaboratori), nonché il rendiconto economico annuale. Inoltre le associazioni dovrebbero esporre la documentazione completa di iscrizione nel registro del Coni, nonché della partecipazione ad attività di natura federale, promozionale o agonistica.
Seguire le misure preventive e mantenere tali documenti a portata di mano rappresenta una buona forma di tutela in caso di controlli fiscali.
Infine, ricordiamo che qualora l’associazione dovesse rifiutare di consegnare tale documentazione o in caso di dichiarazione di non possesso dei libri contabili e di tutto il resto accennato in precedenza, la stessa non potrà essere presa in considerazione ai fini dell’accertamento ed espone l’associazione a specifiche sanzioni amministrative.
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