Giudizio positivo del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili sul decreto correttivo sul Codice del Terzo settore, approdato pochi giorni fa in Gazzetta Ufficiale. “Ora – è il commento della categoria – c’è da lavorare per definire una disciplina organica che elimini le ultime ambiguità interpretative ancora presenti nella legge”.
“Le modifiche in tema di rendicontazione, in buona parte proposte dal nostro Consiglio nazionale”, affermano in una nota il presidente nazionale, Massimo Miani, e il consigliere nazionale delegato alla materia, Maurizio Postal, presidente – chiariscono il contenuto del rendiconto degli enti del terzo settore ed eliminano alcune ambiguità inerenti alla “documentazione” dello svolgimento delle attività diverse. Restano alcune problematiche concernenti la data di approvazione del bilancio che, non prevista esplicitamente dal codice, dovrà essere definita – come già fatto nella prassi oggi – a livello di statuto”.
Corretto appare ai commercialisti anche l’emendamento concernente caratteristiche e modalità di interazione tra attività di vigilanza e revisione legale svolti dall’organo di controllo, anch’esso già perorato dal Consiglio nazionale della categoria. La novellata formulazione con cui si dà la possibilità all’organo di controllo di effettuare la revisione legale al superamento dei limiti dell’art.31 del codice del Terzo settore evita, secondo Miani e Postal “potenziali ambigue interpretazioni relative al contenuto e alle modalità con cui effettuare i controlli di natura contabile, mentre la previsione che la revisione legale possa essere effettuata solo da soggetti iscritti nell’apposito registro elimina una evidente incongruenza con la normativa di riferimento dell’Unione Europea. La direttiva 2006/43/CE, così come anche recepita dal dlgs 39/2010, dispone infatti che solo i soggetti abilitati possano svolgere incarichi di revisione legale”.
Restano, ancora, alcune perplessità in merito alla disciplina fiscale. “La proposta effettuata nello schema di decreto in cui si prevedeva la perdita dello status di ente del Terzo settore non commerciale nel momento in cui i ricavi avessero superato i costi del 10% per due esercizi consecutivi, avrebbe rappresentato”, spiegano Miani e Postal, “uno strumento di elasticità ed agevolativo per le organizzazioni che si apprestano a scegliere come “affrontare” le nuove disposizioni del codice del Terzo settore”.
Permangono, poi, altre criticità che “inevitabilmente appaiono di difficile soluzione a livello normativo e che dovranno essere risolte in ambito interpretativo e di prassi giurisprudenziale e operativa”. Per i commercialisti “è evidente, di fatto, che una riforma con una portata così ampia possa naturalmente necessitare di un periodo di tempo di assestamento per la definizione di percorsi operativi certi e privi di incertezze”. “Per tale motivo”, proseguono Miani e Postal “il Consiglio nazionale ha già cominciato ad elaborare, grazie anche al supporto della propria Commissione no-profit, un aggiornamento dei propri contributi in materia di Riforma del Terzo settore per accompagnare i professionisti e gli enti che si apprestano a rivedere i propri statuti in vista del termine ultimo del 3 agosto 2019, previsto per il recepimento delle nuove disposizioni”. Miani e Postal esprimono infine l’auspicio che sempre entro il 3 agosto del 2019, ci sia il completamento operativo della Riforma con la creazione e messa in funzionamento del Registro unico nazionale del Terzo settore e l’emanazione dei decreti regolamentativi essenziali per l’operatività degli enti, come per esempio in tema di definizione delle attività diverse e in materia di bilancio.
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